Latte materno, tra verità e falsi miti

L’allattamento è una fase magnifica in cui mamma e bambino rimangono a stretto contatto. Durante l’allattamento la mamma continua a nutrire il suo bambino attraverso il latte; è dunque una sorta di continuazione di quello che, nella pancia, avveniva attraverso il cordone ombelicale.

Perché è così importante il latte materno?

Il latte umano è l’alimento unico per eccellenza, che da sempre la natura ha predisposto per i cuccioli di uomo e che risponde in maniera ineguagliabile ai loro bisogni in evoluzione. È un alimento completo, vivo e mutevole, che contiene tutti i nutrienti necessari e nelle proporzioni ideali per una crescita ottimale. È specie-specifico, cioè non solo è adatto alla specie umana, ma è anche individuo-specifico, ovvero ogni madre produce il latte specifico per il suo bambino, basti pensare che la sua composizione cambia se si allatta un bimbo nato prematuro, a termine oppure più grandicello.

Il latte umano fin dai primi giorni, quando si presenta sotto forma di colostro, fornisce una protezione in grado di contrastare una vasta gamma di malattie e di allergeni, beneficio che si estende poi oltre l’infanzia. Altra caratteristica è che, il latte materno, è estremamente digeribile per il bambino, grazie agli enzimi che contiene.
Inoltre, ben oltre il noto valore nutrizionale, è doveroso ricordare che gli effetti psicologici dell’allattamento presentano un valore incalcolabile, dato che le frequenti opportunità di contatto fisico e visivo rappresentano stimoli importanti per lo sviluppo del bambino.

Il latte materno si modifica progressivamente. Infatti, inizialmente si presenta come colostro, un liquido giallo arancio, denso, ricco di proteine, di sali minerali e di anticorpi che permette al neonato, una volta venuto al mondo, di adattarsi meglio alla vita extrauterina e che fornisce un prezioso alleato contro le infezioni. Questo primo latte è scarso in quantità ma di elevato contenuto nutrizionale.
Le neomamme spesso si preoccupano che non sia sufficiente, quando viene loro detto che nei primi giorni dopo il parto producono “solo” piccole quantità di colostro. In realtà il colostro è l’unico alimento di cui un bambino sano e nato a termine abbia davvero bisogno. Inoltre, la capacità dello stomaco di un bambino nel primo giorno di vita equivale a circa 5-7 ml ( più o meno le dimensioni di una biglia). In aggiunta, lo stomaco di un bambino nel primo giorno di vita non è in grado di dilatarsi oltre, quindi il più delle volte il latte in eccesso viene rigurgitato. Il colostro di ogni madre viene quindi prodotto nella giusta quantità per le prime poppate del bambino ed è più che sufficiente. Dopo il 3° giorno il colostro viene sostituito dal latte di transizione (fino al 20° giorno circa) e poi dal latte maturo, molto più chiaro, acquoso, con un sapore dolce. 

In termini di composizione, a poco a poco il contenuto di zucchero (lattosio) nel latte aumenta per favorire l’accrescimento del tessuto celebrale. Aumentano anche i grassi mentre le proteine diminuiscono. Questi cambiamenti devono favorire le funzionalità e lo sviluppo del piccolo individuo che cresce.
A mano a mano infatti, il bambino, necessiterà di maggiore energia e quindi aumenterà il contenuto di grassi. Inoltre, con il tempo, l’accrescimento corporeo del bambino tenderà a rallentare rispetto ai primi mesi ed è per questo allora che le proteine tenderanno a diminuire.

Altra caratteristica è che la composizione del latte materno cambia anche dall’inizio alla fine della poppata: all’inizio il bimbo riceve soprattutto acqua e zucchero (lattosio), cioè, energia a disponibilità immediata per calmare la sua sete e la sua fame; poi il latte si arricchisce di proteine e di grassi, energia a disponibilità ritardata, necessaria per la sua crescita. Alla fine della poppata vi è un ulteriore aumento dei grassi, utili per saziare il bambino.

La fase dell’allattamento, per alcune donne rappresenta qualcosa di meraviglioso, per altre, invece, potrebbe risultare estremamente difficile. 
Diverse sono le difficoltà che si possono incontrare in questa fase delicata della donna: produzione di latte scarsa o assente, infiammazione del seno, neonato con problemi di suzione, notti insonni, difficoltà nella gestione dei pasti e della spesa, mancanza di tempo da dedicare a sé stesse e molti altre. 
In aggiunta, terminata la gravidanza, troppo spesso si cercano rimedi drastici e veloci per correggere la propria alimentazione, col solo fine ultimo di dimagrire. Non smetterò mai di ripetere che non bisogna sforzare ulteriormente il corpo di una neomamma per “tornare quella che era”. Ci vuole tempo, pazienza e tanta cura.
Restringere la propria alimentazione per tornare nelle taglie che si avevano prima di rimanere incinta, è tutto meno che utile. Sappiamo che tra i benefici per la mamma, l’allattamento può aiutare a tornare in 4-6 mesi al peso pregravidico. Potrebbe però capitare, senza che diventi motivo di ansia e ulteriore stress in questo periodo così già di suo intenso, che possa restare più di qualche kilo da perdere. Questo è comune e del tutto normale. In questo momento più che mai, è sbagliato confrontarsi con altre donne o con precedenti gravidanze: ogni pancia, ogni gravidanza, ogni post partum è a sé! Stimolate dalla fretta, rimediare con diete ipocaloriche, prive di carboidrati o dell’ultimo guru della nutrizione su Instagram non è consigliabile.
D’altro canto, impostare delle sane abitudini (se non si avevano da prima) o anche rivederle nei primi 6 mesi di allattamento non è solo fondamentale per la salute della mamma. Infatti, questo aiuta fisicamente e mentalmente ad affrontare le giornate di allattamento e di accudimento del nuovo arrivato (giornate splendide, piene di novità, ma come tali, anche tanto delicate e intense). Non ultimo, può essere un’ottima occasione per migliorare l’alimentazione di tutta la famiglia. Rivedere le proprie scelte alimentari è fondamentale, non solo per evitare che la donna si focalizzi troppo sul concetto di “dieta” (intesa come una tortura e privazione) e peso sulla bilancia, ma anche in vista del fatto che dopo pochi mesi anche il bambino inizierà a mangiare con i genitori. Quale occasione migliore per insegnare abitudini alimentari sane fin da subito?

Tra consigli non richiesti, proibizioni e falsi miti

Quello dell’allattamento è ancora oggi un argomento attorniato da falsi miti e credenze popolari del passato. La mamma può e deve mangiare tutto, variando il più possibile! Non esistono latti “cattivi” o “troppo leggeri”, come non è vero che dopo alcuni mesi il latte materno diventa solo acqua priva di nutrimento.
Nonostante l’OMS  (Organizzazione Mondiale della Sanità), l’Unicef e tutte le organizzazioni scientifiche di settore raccomandino l’allattamento per due anni e oltre, ovvero “finché mamma e bambino lo desiderano“, nella nostra società, una mamma che decide di continuare ad allattare un bimbo “più grandicello” deve spesso subirsi una serie di consigli non richiesti e pregiudizi immotivati della serie: “Non sarà grandicello per allattarlo ancora?”, oppure “Guarda che così gli dai solo acqua“. Per non parlare del “Così lo vizi, crescerai un mammone!”. 
Nessun commento personale a riguardo, ma piuttosto lascio la parola al tavolo tecnico del Ministero della Salute per la promozione dell’allattamento che nel 2014 suggeriva: “L’allattamento al seno di lunga durata non interferisce negativamente sulla progressione dell’autonomia del bambino e sul benessere psicologico e/o psichiatrico della madre. […] Risulta al contrario ben provato che l’allattamento al seno contribuisce al benessere cognitivo, emotivo, familiare e sociale del bambino, aggiungendosi al peso determinante dei fattori genetici, delle competenze allevanti familiari e dei fattori socioeconomici’’.

In termini nutrizionali, le proprietà nutritive e immunitarie del latte materno non scompaiono di colpo magicamente quando il bambino compie tot mesi. Il latte materno matura e si modifica col bambino in base alle sue necessità nutrizionali. Inoltre, per esempio se il bambino si ammala, l’allattamento può aiutare a confortarlo ‘’a tavola’’ e non. Basti pensare che un bambino con lo stomaco in disordine può non tollerare nulla se non il latte della mamma.

Esistono cibi miracolosi che facciano aumentare la produzione di latte?

No, in quanto quest’ ultima è regolata solamente dalla suzione del bambino. Assecondare la richiesta del bambino, lasciandolo poppare tutte le volte e per tutto il tempo che vuole, agisce sulla produzione di latte della mamma e le permette di avere maggiore quantità di latte.

Chi non si è sentita dire “la birra fa latte“? Questo è uno dei più comuni falsi miti, ma molto duro a morire. Non esistono evidenze scientifiche che dimostrino un effetto della birra o dell’alcol in generale sulla quantità di latte prodotto dalle ghiandole mammarie e la birra come tutti gli alcolici andrebbe evitata.

Il latte fa latte“: anche questa è una vecchia (e superata) credenza popolare. 

Vietati broccoli, cavolfiori e cipolla“: chiariamo che è vero che alcune verdure possono modificare il gusto del latte, ma non è questa una valida motivazione per non includerle nella dieta se si allatta, soprattutto se di stagione. L’allattamento è uno splendido esempio di educazione alimentare, tramite il latte materno il bambino ri-conoscerà (li ha già assaporati nella pancia tramite liquido amniotico) i sapori degli alimenti che incontrerà poi durante il passaggio all’alimentazione complementare. 

Non mangiare i legumi altrimenti il bimbo soffrirà di coliche“: non esiste alcuna evidenza scientifica che correli le coliche del bambino all’alimentazione materna. Se però è la mamma a non tollerarli, si può intervenire risalendo a cause e soluzioni dei fastidi, senza per forza eliminarli (date le innumerevoli proprietà di questi preziosi alimenti). Tra le soluzioni possibili, per esempio, rivederne le quantità oppure favorire i legumi decorticati o utilizzare il passaverdure per rimuoverne le bucce. Questi accorgimenti, ripeto, non sono per ridurre le coliche del bambino, ma perché in primis deve star bene la mamma per poter avere il massimo stato di salute e nutrizione per accudire il piccolo.

E gli alimenti fortemente allergizzanti?

Per quanto riguarda le allergie, in questi ultimi anni, la ricerca ci ha aiutati a capire che prima i bambini vengono a contatto con gli allergeni, meglio è. Quindi si possono mangiare alimenti allergizzanti a meno che non sia la mamma allergica a qualche alimento.

Giulia Tassarotti Biologa Nutrizionista -PISA-